Ripetute lamentele, conflittualità, irritabilità e nervosismo nelle persone che ti circondano?
Potrebbero essere i sintomi dello Stress da Lavoro Correlato che, se protratti nel tempo, rischiano di sfociare in sintomatologie più serie quali, per esempio, tachicardia e ipertensione.
In pochi la prendono in considerazione, ma la valutazione del rischio di stress da lavoro correlato deve essere parte integrante del tuo piano a tutela dei lavoratori!
Le condizioni sopra citate, insieme all’elevato assenteismo o turnover sono solo alcuni dei fattori che possono indurre a pensare a un problema legato a questo rischio che, al pari di altri, deve essere valutato dal Datore di Lavoro ai sensi dell’art. 28 del D.lgs. 81/08.
Sì, valutato, perché il Distress (così viene chiamato lo stress negativo in contrapposizione all’Eustress che ci rende in grado di adattarci positivamente alle situazioni) può davvero condizionare in negativo il benessere di ognuno, indipendentemente dal ruolo ricoperto in azienda, a prescindere dalle dimensioni della stessa, dal settore e dal contratto di lavoro.
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D’altronde, l’attività lavorativa impegna larga parte del tempo di ognuno, molto spesso anche al di là delle canoniche ore effettive di lavoro ed è naturale che la tipologia di mansione, l’organizzazione e il clima che vi si respira condizionino le nostre vite.
È facile intuire che il grado di condizionamento può essere influenzato dalla personalità di ognuno e questa soggettività la si ritrova nella definizione stessa di stress lavoro correlato nel verbo “sentirsi”.
“condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro”.
Consapevole di questo aspetto, il legislatore stesso ha previsto delle indicazioni necessarie a valutare correttamente il rischio, circoscrivendo l’analisi alle cause derivanti da vari fattori propri del contesto e del contenuto del lavoro, per la quale possono essere rilevati indicatori oggettivi e verificabili.
Tanta attenzione viene quindi rivolta nel distinguere quello che è stress da lavoro e quello che deriva invece da altri aspetti, cercando di ricostruire una visione di insieme rappresentativa dell’Organizzazione.
Ecco quindi due considerazioni:
A mio avviso NO, la valutazione restituisce una visione globale e consente di valutare la necessità di cambiamenti di alto livello (organizzativi, interventi per migliorare la comunicazione piuttosto che il clima ecc).
Non è escluso, anzi... è auspicabile secondo me, che con il supporto del Medico Competente, si possano valutare interventi mirati di sostegno al lavoratore.
Questo approccio potrebbe risultare ancora più efficace oggi, ai tempi dello Smart Working: a fronte di una ridotta possibilità di comunicare con colleghi e amici, di una mobilità limitata e del labile confine tra vita privata e lavoro, uno strumento nelle mani di ognuno potrebbe aiutare molte persone a ritrovare il giusto equilibrio.
Detta in altri termini (e riprendendo un antico proverbio cinese):
Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno.
Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.
La valutazione in sé potrebbe non far emergere i problemi di una singola persona e altre volte pur accorgendoci delle difficoltà si rischia l’immobilità.
In realtà la risposta è dentro all’individuo stesso, si tratta “solo” di fornirgli gli strumenti più adeguati.
La valutazione dello stress da lavoro correlato è quindi parte integrante del Documento di valutazione dei rischi ed è un rischio a tutti gli effetti da prendere in considerazione in modo attento e rigoroso. |
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