La Relazione Inail 2021 è stata presentata recentemente a Roma. Come ogni appuntamento annuale, anche questo momento di approfondimento ha fornito l’occasione per fare il punto sui dati, sugli investimenti e sulla strada che c’è ancora da compiere per assicurare alle aziende e ai lavoratori crescita e sviluppo nel giusto modo da parte dell’Istituto, della Politica, delle Aziende, delle Persone.
Durante la presentazione, avvenuta a Palazzo Montecitorio, è stato posto l’accento su diverse questioni, tra cui l’accelerazione delle trasformazioni economiche e sociali che si riflettono anche sui luoghi e i modi di lavorare.
I dati sull’andamento infortunistico e tecnopatico (ovvero relativo alle malattie professionali) sono stati pubblicati sul sito dell’Inail e largamente diffusi dalla stampa nazionale, citiamo solo alcuni valori tra i più significativi:
Per quanto riguarda le tecnopatie, cioè le denunce per malattie professionali, le patologie lavoro-correlate denunciate all’Istituto sono state poco più di 55mila, in crescita del 22,8% rispetto al 2020.
Tutti gli altri dati si possono trovare nell’articolo completo.
Lo Status quo indica che il mondo del lavoro è ancora profondamente minacciato dai rischi, soprattutto in una realtà in cui le normative e i regolamenti faticano a inseguire il dinamismo della vita quotidiana.
Il mondo lavoro 2021-2022 non solo è atipico per il fatto di collocarsi in un periodo di transizione, con il colpo di coda finale della pandemia, ma anche per altre ragioni tra le quali:
Puoi approfondire gli argomenti citati qui:
"La ripresa delle attività produttive dopo la pandemia deve proseguire in accordo con l’esigenza primaria di garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro” ha detto il presidente dell’Inail, Franco Bettoni ricordando che investire in prevenzione significa minori costi sanitari.
Il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando ha posto l’accento sull’obiettivo di “Progettare una nuova funzione pubblica reattiva ai nuovi scenari, nuovi rischi, trasformazioni anche ambientali. Innovazione e ricerca ci devono portare nuove tecnologie per migliorare i livelli di protezione, le istituzioni devono indagare i rischi e dare delle regolamentazioni con profondità e velocità d’indagine, altrimenti conosceremo gli effetti degli eventi una volta a che saranno avvenuti”.
Qui il video dell’intervento completo.
Dalla giornata sono emersi tre pilastri come indicazioni operative da seguire per la prevenzione degli infortuni:
L’invito del ministro Orlando è di vedere la sicurezza sul lavoro non come ricognizione passiva di un luogo di lavoro stabilito e stabile, ma come educazione attiva alla consapevolezza e al riconoscimento dei rischi.
E' emersa fortemente la volontà di portare l’educazione al rischio nei programmi scolastici e di formazione per dare strumenti ai ragazzi per riconoscere e adattarsi a nuovi rischi.
Diffondere la cultura e la gestione della prevenzione dei rischi, tradizionali ed emergenti per contrastare con forza il fenomeno infortunistico purtroppo ancora drammatico nelle aziende, rispecchia da sempre l’approccio di Polistudio.
Domanda: Leggendo la Relazione INAIL 2021, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto sono state 564mila, gli infortuni “tradizionali” denunciati sono aumentati rispetto al 2020 del 20% e i casi mortali di quasi il 10%. Si tratta ancora, purtroppo, di numeri altissimi. Chiediamo un commento di questo scenario a Lorenzo Baraldo, Technical Manager di Polistudio.
Risposta: Da una prima analisi dei dati, di sicuro non confortanti, credo comunque che – come molti altri aspetti legati alla pandemia e al mondo del lavoro – siano frutto anche di come è cambiato l’intero approccio del lavoro per l’appunto dopo la pandemia. Stiamo assistendo sia ad una elevata turnazione dei lavoratori sia al trasferimento di professionalità da comparti estremamente diversi; infatti, se da una parte è venuta a mancare un'offerta di lavoro, in altri settori si sono incrementate le richieste con conseguente spostamento dei lavoratori.
A questo, purtroppo, si aggiunge il fatto culturale che in un momento di “crisi, in un sistema dove la sicurezza sul lavoro viaggia a volte su un binario parallelo a quello produttivo, gli stessi valori di salute e sicurezza vengano posti in secondo piano, dimenticandosi che ciò non porta ad una gestione più oculata della “crisi”, ma bensì la amplifica.
Domanda: Nonostante di prevenzione e sicurezza sul lavoro si parli ormai da tempo, siamo ancora lontani dagli obiettivi che annualmente ci si propone. È una questione di cultura? Di sottovalutazione dei rischi? Oppure le vere cause sono da ricercare anche altrove?
Risposta: La questione culturale è sicuramente la questione principale sia per le organizzazioni, ma anche per gli enti di controllo. Si assiste molto spesso a quello che più che essere una gestione della sicurezza reale ad una rappresentazione formale della sicurezza, ad una – permettetemi il termine – "rappresentazione teatrale" dove le figure principali della sicurezza (che in realtà in azienda sono tutti) come l’RSPP oppure i Preposti, ma anche i Dirigenti ricoprono un ruolo da attore con un copione più che un ruolo da attore, inteso come protagonista della sicurezza.
Il più delle volte si assistono a “proclami” che però poi vengono disattesi e sacrificati per una logica produttiva che la fa da padrona.
I rischi presenti non credo non siano conosciuti, ma vengono trattati come fossero di "serie B": il rischio di non rispettare una consegna, ad esempio, viene valutato continuamente da parte di un dirigente prevenzionistico responsabile di produzione; quello legato al rischio di un'operazione di carico, invece, o non viene preso in considerazione, oppure viene considerato all’ultimo momento con le conseguenze di poter risultare impreparati.
La sicurezza dovrebbe permeare tutti i livelli gestionali e operativi per cui non si dovrebbe neanche porre la necessità di deferirla ad un momento diverso.
E’ il caso analogo di quando si progetta una macchina: magari la si costruisce e solo dopo ci si chiede: “Dobbiamo anche farla/metterla in sicurezza!?”.
In realtà, questo processo è iniziato nel momento in cui il progettista ha iniziato a concepire l’idea - nella sua testa – di quella macchina.
Farlo in differita è meno efficace e soprattutto meno efficiente andando perciò ad erodere quel vantaggio che si pensava di avere, tralasciando per l'appunto la parte di sicurezza.
Domanda: Come elevare quindi salute e sicurezza a valori fondamentali diffondendo una effettiva cultura della prevenzione nelle aziende?
Risposta: Si deve elevare la sicurezza allo stesso rango di tutti gli aspetti dell’organizzazione (produttivo, finanziario, ecc.).
L'approccio di Polistudio è quello di verificare prima di tutto nell’organizzazione in cui svolgiamo la nostra attività se il livello di riconoscimento dell’RSPP o dell'HS&E Manager è lo stesso del responsabile di produzione, del responsabile tecnico o del responsabile finanziario per capire se abbiamo la funzione sicurezza esercitata da “un attore di teatro” (per come riportavo prima) o da un responsabile vero ed effettivo!
Le organizzazioni devono capire che una professionalità come quella dell’RSPP è di alto livello perché deve avere sia le competenze gestionali sia quelle tecniche. Un RSPP deve saper verificare il punto di vista degli altri con l’ascolto e il dialogo (a tutti i livelli dell’organizzazione, dal lavoratore all’amministratore delegato), deve coordinare persone e saper indirizzare le decisioni degli altri, inoltre più di altri deve usare esempi concreti rendendo chiaro il suo punto di vista. Ma deve anche comprendere le azioni degli altri e le cause dei loro atteggiamenti e comportamenti. E questo solo per citare alcune competenze, tralasciando quelle tecniche, il cui elenco potrebbe essere biblico!
Domanda: Quali strumenti e competenze mette a disposizione Polistudio per migliorare la vita delle persone negli ambienti di lavoro?
Risposta: Polistudio mette a disposizione un Team di 30 persone con competenze sia gestionali che tecniche per affrontare gli aspetti della Salute, Sicurezza e Ambiente nella loro completezza, con particolare attenzione all’aspetto organizzativo aziendale – che come spiegato in precedenza è uno dei tratti fondamentali – accompagnando le aziende in un percorso di benessere organizzativo e sostenibilità, in collaborazione con tutti i soggetti presenti in azienda.
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