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Principio-chi-inquina-paga

Cosa significa in termini concreti il principio “Chi inquina paga?”

L’Unione Europea ha imposto agli stati membri di applicare un principio volto alla tutela dell’ambiente, si tratta del famoso principio “Chi inquina paga”: si tratta di un’indicazione generale che va nella direzione del buon senso: l'azienda che si renda responsabile di atti di inquinamento ambientale deve porvi rimedio.

La “ratio” è imporre agli attori che provocano un danno all'ambiente di pagare per rimediare al torto e bonificare, facendosi carico dei costi sociali e sanitari delle eventuali persone colpite e dei costi economici volti al ripristino delle aree inquinate. 

Qual è la logica di questo principio?

Si legge in Gazzetta Ufficiale:

Si chiede agli Stati Europei di prevedere misure atte a “incoraggiare una progettazione dei prodotti e dei loro componenti volta a ridurre gli impatti ambientali e la produzione di rifiuti durante la produzione e il successivo utilizzo, ma anche tesa ad assicurare che il recupero e lo smaltimento dei rifiuti avvengano secondo criteri che seguono la tutela ambientale”.

 

“Chi inquina paga”: cosa significa nel concreto per le aziende?

Alle aziende italiane si chiede un approccio “circolare” alla produzione in cui ogni prodotto viene valutato per i suoi impatti sociali, ambientali e sanitari e per tutto il suo ciclo di vita.

I principi di economica circolare, direzione nella quale l’Europa sta spingendo per ragioni di tutela ambientale, prevedono infatti che i prodotti possano mantenere il più a lungo possibile il proprio valore riducendo la necessità di materie prime e risorse, ma anche la produzione di rifiuti.

Ciò implica, per le aziende, maggiori responsabilità sulla progettazione dei prodotti, la valutazione degli impatti di ogni fase produttiva, una gestione dei rifiuti che ne prevede la qualificazione e il riciclo.

Procedere a marce ingranate verso una maggiore sostenibilità significa nel concreto, per le aziende, introdurre concetti come l’ecodesign e una adeguata gestione dei rifiuti.

Per accelerare questa trasformazione delle aziende, il principio del “chi inquina paga” aumenta la responsabilità delle aziende; la normativa UE in materia di rifiuti integra il suddetto principio attraverso la responsabilità estesa del produttore o EPR.

In inglese Extended producer responsibility, la responsabilità estesa prevede che il produttore sia responsabile anche del rifiuto. Su questo tema la giurisprudenza italiana applica un criterio materialistico anche se la norma prevede un criterio di riferibilità giuridica.

Ad ogni modo, proprio per evitare di ragionare sulle responsabilità è opportuno per le aziende dotarsi di valutazioni e processi in compliance con le normative. La strada da seguire è indicata dal decreto 116/2020. 

 

Aziende e rifiuti post decreto 116/2020

Le nuove normative sulla gestione dei rifiuti stanno spingendo le aziende a creare sistemi che prevedono:

  • l’utilizzo sostenibile delle risorse
  • la riduzione e miglior gestione dei rifiuti anche attraverso la loro qualificazione
  • l’adozione di pratiche sostenibili

Ulteriori approfondimenti utili dal Blog:

Rifiuti e scarti di produzione sono quindi una priorità per tutte le aziende. E nella tua azienda? Come sono gestiti i rifiuti? Sei in compliance a tal proposito? Scoprilo in questa guida gratuita.

 

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Carlo Dallemulle

Scritto da   Carlo Dallemulle

Laurea in Ingegneria Elettronica nel 2004 presso l’Università degli studi di Ferrara e abilitato all’esercizio della professione nel 2004. Si occupa di consulenza, formazione e valutazione dei rischi in ambito di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro ricoprendo anche il ruolo di R.S.P.P. Membro di Organismi di Vigilanza riferiti ai modelli organizzativi conformi al D.Lgs. 231/01. E’ in Polistudio S.p.A. dal 2004 dove attualmente ricopre i ruoli di R&S Manager e HSE Partner.

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